Ripubblico qui (a puntate, come i migliori fuilletton) un articolo apparso anni fa su Gomorra, dal titolo "Giuda! Tradire tutti, soprattutto se stessi"
1. Le immagini del sociale, che assumono consistenza seguendo i vari percorsi dell’opera di socializzazione, impongono al traditore e al suo agire la cappa oscura dell’ignominia, metafora dell’abbrutimento dell’individuo oramai incapace di dar forma a qualsiasi progetto che lo coinvolga all’interno di una qualsivoglia comunità. Il traditore è ancora più pericoloso dell’omicida, perché lascia alle spalle i resti sanguinolenti, ancora caldi, delle sue prede mai definitivamente giustiziate, ma colte da quegli spasimi che la perdita di equilibrio produce per coloro che oramai non possono più organizzare la propria esistenza come un funambolo.
giovedì 1 gennaio 2009
sabato 8 novembre 2008
giovedì 23 ottobre 2008
mercoledì 22 ottobre 2008
ascolto suoni che si sovrappongono sfocando verso improbabili commistioni seduto in una delle mie panchine adolescenziali, riverso nei messaggi delle mie solitudini adulte
eppure questo caldo dovrà finire e l’inverno regalare ancora gelide strette
*riprendo, dopo una pausa corroborante (?), la mia narrazione
La settimana prima del concerto di Piazza Mazzini, il 3 marzo [siamo nel 1984, per chi non lo ricordasse], fummo tra i partecipanti di AN.OK., rassegna anconetana di gruppi anarcopunk italiani realizzata presso il teatrino dell’ex-ospedale psichiatrico (che tra l’altro ora si chiama C.R.A.S.S.!!!). In realtà il 3 dovevano suonare i CCCP, ma per qualche ragione non venner per cui suonammo noi e i Rivolta dell’Odio. La settimana successiva, l’11 marzo, suonarono i torinesi: Franti, Kina e ContrAzione. I Franti!!! I Franti… I Franti che avevano pubblicato il demo “Luna nera”, di cui c’eravamo perdutamente innamorati! Il gruppo che era diventato il nostro riferimento – assieme ai Raf Punk bolognesi – della scena italiana. Ma mentre i Raf stavano prendendo la direzione rumorista indicata dai Crass, sostenuta dal recupero della psicoanalisi di Reich, i Franti erano più vicini alla nostra sensibilità estetica: suoni di diversa estrazione, strumenti eterogenei rispetto al modello chitarra-basso-batteria, testi ribelli che avevano il coraggio di parlare anche dell'initimità e non solo del sociale, andando verso quella riconciliazione del pubblico e del privato di tradizione hippy. Insomma, a farla breve, i Franti avevano il sax e dovevamo averlo anche noi.
Per la verità anche i Cracked Hirn avevano il sax lancinante di Cavallo, ma era un'altra cosa.
Nelle "stanze" gironzolava un ragazzo più grande di noi, che cominciò a incuriosirsi alla nostra banda sgangherata e che suonava il flauto. Antonio (lui) aveva un passato hippy, era vicino alle nostre posizioni pacifiste e antimilitariste, condivideva la nostra prospettiva di fare politica con la musica. Ma il flauto proprio non saremmo riusciti a collocarlo, fu così che decise di comprarsi un sax e cominciò a venire alle nostre prove, cercando di inserirsi quando poteva nella struttura dei nostri pezzi, che a questo punto erano anche suoi.
Non mi sembra che facemmo neanche un concerto con lui al sax per un motivo strettamente contingente: dovevamo andare a suonare al Torino. Decidemmo allora che Antonio l'avrebbe sostituita. Sembrava una sostituzione temporanea, ma divenne definitiva subito.
Antonio era dei nostri, intimamente. Era parte del gruppo al di là delle prove, mentre Donatella veniva a Falconara solo per quelle, con mille problemi causati dalla “lontananza” geografica. Antonio era sempre lì, che si suonasse o no. Fu così che, malamente – senza neppure una parola di commiato – Antonio sostituì Donatella al basso degli ANV.