Fabrizio ci ha accolto nel suo quasi-loft falconarese iniziando a mangiare prima di tutti poi, verso mezzanotte si è alzato un attimo… forse per espletare bisogni corporali – ognuno pensò in cuor suo… solo dopo poco ci guardiamo attoniti, attratti da un suono… sembrava un vecchio telefono a disco… o una stampante ad aghi… no! Era Fabrizio che si era addormentato nel suo letto… e russava come una ruspa (ammesso che le ruspe russino). Noi ci guardiamo e continuiamo a farci i fatti nostri a casa sua. Più tardi, parecchio più tardi, decidiamo di andarcene. Marco prova a svegliarlo, ma inutilmente.
Chiudiamo le finestre, spegniamo le luci e ci tiriamo dietro la porta, sperando che questa mattina si svegli per tempo per fare quello che deve fare.
Ecco, dopo oltre vent’anni, il senso delle stanze.






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