sabato 8 novembre 2008
giovedì 23 ottobre 2008
mercoledì 22 ottobre 2008
Antonio!
La settimana prima del concerto di Piazza Mazzini, il 3 marzo [siamo nel 1984, per chi non lo ricordasse], fummo tra i partecipanti di AN.OK., rassegna anconetana di gruppi anarcopunk italiani realizzata presso il teatrino dell’ex-ospedale psichiatrico (che tra l’altro ora si chiama C.R.A.S.S.!!!). In realtà il 3 dovevano suonare i CCCP, ma per qualche ragione non venner per cui suonammo noi e i Rivolta dell’Odio. La settimana successiva, l’11 marzo, suonarono i torinesi: Franti, Kina e ContrAzione. I Franti!!! I Franti… I Franti che avevano pubblicato il demo “Luna nera”, di cui c’eravamo perdutamente innamorati! Il gruppo che era diventato il nostro riferimento – assieme ai Raf Punk bolognesi – della scena italiana. Ma mentre i Raf stavano prendendo la direzione rumorista indicata dai Crass, sostenuta dal recupero della psicoanalisi di Reich, i Franti erano più vicini alla nostra sensibilità estetica: suoni di diversa estrazione, strumenti eterogenei rispetto al modello chitarra-basso-batteria, testi ribelli che avevano il coraggio di parlare anche dell'initimità e non solo del sociale, andando verso quella riconciliazione del pubblico e del privato di tradizione hippy. Insomma, a farla breve, i Franti avevano il sax e dovevamo averlo anche noi.
Per la verità anche i Cracked Hirn avevano il sax lancinante di Cavallo, ma era un'altra cosa.
Nelle "stanze" gironzolava un ragazzo più grande di noi, che cominciò a incuriosirsi alla nostra banda sgangherata e che suonava il flauto. Antonio (lui) aveva un passato hippy, era vicino alle nostre posizioni pacifiste e antimilitariste, condivideva la nostra prospettiva di fare politica con
Non mi sembra che facemmo neanche un concerto con lui al sax per un motivo strettamente contingente: dovevamo andare a suonare al Torino. Decidemmo allora che Antonio l'avrebbe sostituita. Sembrava una sostituzione temporanea, ma divenne definitiva subito.
Antonio era dei nostri, intimamente. Era parte del gruppo al di là delle prove, mentre Donatella veniva a Falconara solo per quelle, con mille problemi causati dalla “lontananza” geografica. Antonio era sempre lì, che si suonasse o no. Fu così che, malamente – senza neppure una parola di commiato – Antonio sostituì Donatella al basso degli ANV.
giovedì 16 ottobre 2008
mercoledì 24 settembre 2008
se taccio qui è perché altre cose richiedono la mia attenzione. non sto fermo. le mie dita saltellano sulla tastiera e colpi di mouse assestano i margini delle prossime pubblicazioni dell'Orecchio. a breve escono tre titoli. c'è da fare.
mercoledì 17 settembre 2008
martedì 16 settembre 2008
mercoledì 23 luglio 2008
venerdì 11 luglio 2008
"Juliette non incarna, in termini psicologici, la libido non sublimata né una libido regredita, ma ilpiacere intellettuale della regressione, l'amor intellectualis diaboli, il gusto di distruggere la civiltà con le sue stesse armi" (Horkheimer e Adorno, Dialettica dell'illuminismo, "Juliette, o illuminismo e morale", Einaudi)
"We are not normal" è tratta da http://dollyoko.thing.net/pondgirl.htm
mercoledì 2 luglio 2008
dentro e fuori le stanze
giovedì 5 giugno 2008
chi c'è c'è
Chi è stato è stato e chi è stato non è
Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è
Chi è stato è stato e chi è stato non è
Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è
Consumati gli anni miei,
vistosi movimenti sulla Terra,
grandiosi necessari, futili patetici
Come fare non fare, quando dove perché
E ricordando che tutto va come va
Come fare non fare, quando dove perché
E ricordando che tutto va come va
Ma non va, non va, non va...
Non fare di me un idolo mi brucerò,
se divento un megafono m'incepperò,
cosa fare non fare non lo so,
quando dove perché riguarda solo me,
io so solo che tutto va ma non va,
non va, non va, non va, non va...
Sono un povero stupido so solo che
Chi è stato è stato e chi è stato non è
Chi c'è c'è e chi non c'è non c'è

[post-appunti, 2]
Fabrizio ci ha accolto nel suo quasi-loft falconarese iniziando a mangiare prima di tutti poi, verso mezzanotte si è alzato un attimo… forse per espletare bisogni corporali – ognuno pensò in cuor suo… solo dopo poco ci guardiamo attoniti, attratti da un suono… sembrava un vecchio telefono a disco… o una stampante ad aghi… no! Era Fabrizio che si era addormentato nel suo letto… e russava come una ruspa (ammesso che le ruspe russino). Noi ci guardiamo e continuiamo a farci i fatti nostri a casa sua. Più tardi, parecchio più tardi, decidiamo di andarcene. Marco prova a svegliarlo, ma inutilmente.
Chiudiamo le finestre, spegniamo le luci e ci tiriamo dietro la porta, sperando che questa mattina si svegli per tempo per fare quello che deve fare.
Ecco, dopo oltre vent’anni, il senso delle stanze.






venerdì 30 maggio 2008
Falconara-USA
Avevamo una manciata di canzoni: “Italia (Grande Stato)”, "Comunicato", "Pelle d'animale", "3,2,1... guerra". Il testo di “Create i vostri martiri” lo scrissi il 14 ottobre, un venerdì. Ce l'avevo coi tossici, mi dava fastidio la loro supponenza dall'alto del loro sballo. Mi sebravano inutili nella loro protesta che non portava a nulla. Eravamo contro tutte le droghe (di lì a poco rivedemmo la nostra opinione sulle droghe leggere...), ma soprattutto contro chi le usava e contro il mercato di morte.

Quel 19 dicembre era lunedì, e le cronache riportano che suonammo due pezzi. Ovviamente non ricordo quali. Ma già il 26 ne suonammo cinque! Che saranno stati sicuramente quelli citati sopra!
L'attività con i SubPunx anconetani andava avanti, si allacciavano contatti fuor di confine (nazionale!) e sembrava che tutto ruotasse attorno a noi. Scrivevamo articoli per le fanzine americane, traducevamo i nostri testi in inglese per spedirli ai punks a stelle e strisce, la scena hardcore imperversava e sembrava che i primi di febbraio del 1984 dovessero venire a suonare ad Ancona i Million of Dead Cops e che noi dovessimo aprire il loro concerto... eravamo esaltatissimi! Credo che il loro tour italiano i MDC lo fecero, ma senza passare per Ancona e dunque senza la nostra apertura... peccato!
Tuttavia, la nostra strada verso la notorietà si stava dipanando velocemente... avevamo da suonare per una manciata di minuti ed era impossibile reggere un concerto vero e proprio. Lavoravamo quindi su nuovi pezzi e, soprattutto, su nuove sonorità.
I due pezzi che segnarono la svolta furono “Bambini buoni” e “Sole nero”: i testi diventavano più intimisti, cominciavano ad avere a che fare con il disagio e con la solitudine, con la sofferenza e la difficoltà di condividere la vita con persone che sentivamo distanti anni luce da noi... La musica stava cambiando, sopratutto la chitarra di Daniele. Noi non lo sapevamo, ma stavamo assorbendo la lezione dei Crass e dirigendoci verso le atmosferee più plumbee del post-punk. Il rumore e la velocità ci attraeva sempre meno, avevamo voglia di far capire le nostre parole senza dover per forza far girare un volantino con i testi.
Attenzione: all'epoca le nostre sonorità erano assolutamente radicali e poco ascoltabili, ma a distanza di vent'anni la musica ha subito un cambiamento enorme, passando per l'heavy metal, il nu-metal, lo ska e l'hip hop, la musica industriale e quella elettronica. Lo stupore è che ascoltando oggi i nostri pezzi ti viene da dire: “Cazzo! Ma questa roba oggi passarebbe alla radio!”
E comunque fu grazie a questa svolta che acquisimmo un'identità nostra, smettendola di scimmiottare gli altri gruppi punk e diventando Azione Non Violenta.
Dal punto di vista musicale ci furono alcuni gruppi che più di altri permisero questo passaggio: i Franti, innanzitutto, e – di sponda, non detto ma piuttosto evidente – la chitarra di The Edge degli U2.
Comunque sia, eravamo molto attivi. E cominciammo ad esserlo anche nella vita politica di Falconara, iniziando a confrontarci e a collaborare con i gruppi pacifisti e antinuclearisti della città (era l’epoca delle centrali nucleari, dei missili di Comiso ecc.). La prima iniziativa frutto di questa collaborazione fu una manifestazione in piazza Mazzini dove – il 18 marzo dell'orwelliano 1984 – suonammo in un contesto eterogeneo composto da comunisti, anarchici, cattolici e varie altre anime. La formazione era quella consolidatasi negli ultimi mesi: io, Daniele alla chitarra, Marco alla batteria e Donatella al basso. Per l’occasione Peppino Ragnetti, un compagno anarchico col quale mi ricordo di essere andato a un concerto di Guccini a Giulianova e aver resistito con lui e alcuni altri con il pugno alzato per tutta la durata de “La locomotiva”, manovrava le luci di un impianto assurdo, con i fili elettrici che penzolavano sopra le teste nostre e quelle del pubblico. Le foto ce le ha fatte Oskar dei Rivolta dell’Odio, artista già dall’epoca, e infatti tagliò di netto tutte le teste e non usò il flash, lasciando soltanto poche immagini realmente comprensibili. All’epoca portavo dietro una canonet della Canon, acquistata usata da mio padre da un suo amico con la passione della fotografia. Ovviamente non era una reflex, ma una “compatta evoluta”, con la messa a fuoco e l’esposimetro.

Avevamo predisposto anche alcuni cartelli, uno con il testo di “They lie We Die” dei Flux of Pink Indians, e – ovviamente – la nostra bandiera. C’erano tutti i soliti noti, più – però – il “popolo” falconarese, che scopriva i nostri suoni lancinanti e ci guardava tra lo stupito e l’esterrefatto.

