Due parole sul primo incontro con i Raf per la preparazione della performance: l’appuntamento era in via Rovereto, eravamo tutti più o meno in fibrillazione per la “calata” marchigiana dei bolognesi. Sarebbero venuti Barbara, Laura e Jumpy (e forse qualche altro). Di quel pomeriggio ricordo il loro ritardo bestiale (ore!) e la serenità di Jumpy che, col suo accento bolognese e la erre arrotata, disse candidamente al suo arrivo: «abbiamo fatto tardi…» e poi, ovviamente, i preparativi e il resto.
Ma torniamo alla performance. Il cui titolo mi pare fosse: E=mc2 – La forza e il fascino di una parola nuova. I preparativi iniziarono il pomeriggio. Sul palco ci saremmo alternati con i Cracked, quando suonavamo noi loro sarebbero stati in fondo in posizione contrita, quando suonavano loro noi avremmo preso il loro posto ecc. Solo il povero Michele, batterista stabile dei Cracked e temporaneo degli Azione Non Violenta, avrebbe suonato per tutto il tempo!
Tra i blocchi di brani erano collocati gli interventi attoriali degli altri, che avrebbero coinvolto il pubblico e gli stessi “musicisti” nella scena.
Al calare delle prime luci della sera la piazza si comincia a popolare di punks arrivati da ogni dove (non moltissimi, per la verità, ma abbastanza… a quell’epoca non ne avevo mai visti tanti tutti insieme). Per richiamare gente Carlo, chitarrista dei Raf Punk, si mette alla batteria e comincia a suonare un ritmo sincopato andando avanti fino al momento dell’inizio del concerto. Nel frattempo, un punk ubriaco stonava, da solo, «Do they owe us a living? Of corse they do, of corse they do. Owe us a living? Of corse they fuckin’ do!», barcollando tra le sedie e le bottiglie di birra vuote sotto il palco.
Del concerto ricordo molto poco. Ricordo che non sapevo dove mettere le mani e allora le tenevo ancorate sul microfono. Imparai da quella esperienza a cantare a carponi, inginocchiato o steso a terra, per evitare di muovermi in modo per me imbarazzante. In fondo, continuavo ad essere una persona timida e poco propensa alle relazioni umane. Ma mi trovavo a cantare in una band punk, quindi qualcosa dovevo fare… Mi sembra che il concerto finì con i militari (punk travestiti da militari, ovviamente) che ci prendevano di forza da sopra il palco e ci portavano via. “Sottile” metafora di uno stato militarizzato vendutosi al nucleare che lasciava dietro di sé (sotto il palco, con i volti rigati di rosso sangue) uomini e donne martoriati.

Azione Non Violenta (e i Cracked Hirn sullo sfondo, in bianco: Barbara a destra e i maceratesi sulla sinistra)

i Cracked Hirn (e noi sullo sfondo)
...cosa darei per sapere dov'è finita la bandiera!
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